Tesori nascosti

Tesori nascosti

Messale dell’ Incoronazione di Gian Galeazzo Visconti

Il libro più celebre che l’Archivio conserva: il Messale dell’Incoronazione (M 6) di Gian Galeazzo Visconti, principesco omaggio del signore di Milano alla basilica in cui, il 5 settembre 1395, aveva ricevuto la solenne investitura da duca dall’inviato dell’imperatore Venceslao. Ricchissimo di splendide miniature eseguite dalla bottega di Anovelo da Imbonate, che lascia su queste pagine la sua firma d’artista, il messale, completato nel 1400, riflette le ambizioni del potente signore che aspirava a celebrare in futuro la sua cerimonia di incoronazione a re d’Italia proprio sui testi contenuti in questo capolavoro.

Messale dell’ Incoronazione di Gian Galeazzo Visconti

Lettere di Martino Corbo

Una preziosa raccolta di lettere originali del Medioevo latino, scritte nel pieno XII secolo dal preposito della canonica Martino Corbo e dai suoi numerosi corrispondenti, tra cui gli amici di Ratisbona Paolo e Gebeardo, è testimonianza dei turbamenti politici e religiosi vissuti in quel momento dalla città e dalla Chiesa di Milano ma anche del vivace ambiente culturale legato allo scriptorium della Basilica, dove Martino fece allestire una vera e propria ‘edizione’ completa delle opere del patrono (cinque codici con segnatura da M 31 a M 35).

Lettere  di Martino Corbo

Lettere di Santa Chiara d’Assisi

Custodite in un piccolo codice dall’apparenza dimessa, vergato in scrittura gotica a Praga intorno al 1340, le quattro lettere che Chiara di Assisi scrisse tra il 1230 e il 1240 alla principessa Agnese, figlia del re Ottocaro I di Boemia, per sostenerla nella sua scelta di vivere in assoluta povertà e al servizio dei poveri, accompagnano la Vita di Agnese, redatta per promuovere la canonizzazione della principessa presso la curia di Roma. È ancora avvolto nel mistero il motivo per cui il manoscritto arrivò invece presso la Basilica di Ambrogio.

Lettere di  Santa Chiara  d’Assisi

Corali di Crescenzago

Affascinanti per le splendide miniature e la raffinata decorazione sono i sei antifonari ambrosiani conosciuti come “Corali di Crescenzago” (con segnatura da M 45 a M 50), commissionati tra il 1487 e il 1491 per la canonica di Santa Maria Rossa di Crescenzago dai prepositi Giacomo Marliani e Federico Sanseverino. Non molto tempo dopo, a causa del passaggio della chiesa di Crescenzago ai canonici lateranensi, che officiavano in rito romano, questi codici vennero consegnati alla canonica di Sant’Ambrogio dove furono utilizzati per la preghiera comunitaria fino all’età moderna.

Corali di  Crescenzago

La Pergamena del pranzo di San Satiro

La sentenza arcivescovile del 1148, accompagnata da uno splendido sigillo in cera (uno dei rari esemplari conservati), conferma il diritto dei canonici di ricevere dai vicini monaci il 17 settembre di ogni anno, festa di san Satiro fratello di Ambrogio, un ricco pranzo in cambio dei servigi per l’apertura dell’altare d’oro.
Tra i nove piatti che costituivano le tre portate previste spiccano i lumbolos cum panicio: secondo alcuni storici sarebbero gli antenati medievali delle cotolette alla milanese.

La Pergamena del pranzo di San Satiro

I rotoli dei processi tra monaci e canonici

Due celebri rotoli in pergamena, lunghi rispettivamente 14 e 10 metri circa, raccolgono le testimonianze prodotte nel 1200 dai canonici e dai monaci di Sant’Ambrogio durante il grande processo per risolvere le pluridecennali controversie che agitavano le due comunità: i racconti dei testimoni costituiscono un vivido affresco della vita quotidiana intorno alla basilica del patrono.

I rotoli dei processi tra monaci e canonici

Le “Dalmatiche” di sant’Ambrogio

Due ampi tessuti in seta di epoche diverse (IV e VII secolo) erano considerati nel Medioevo l’alba e la dalmatica, un particolare tipo di vesti liturgiche, appartenute al santo: si tratta di una testimonianza eccezionale e complessa di come le memorie materiali collegate ad Ambrogio sono state trasformate in venerate reliquie, custodite fuori dal sepolcro del santo.

Le “Dalmatiche” di sant’Ambrogio